Nell’ultimo anno di lotta per la casa, per i diritti migranti e per l’accesso ai servizi nella periferia bolognese – in un clima di politiche reazionarie e liberticide che il governo italiano sta portando avanti, di guerra planetaria e in cui un genocidio si consuma sotto gli occhi del mondo intero, tra l’indifferenza e il supporto bellico di tutti gli Stati, ma anche tra le urla e le manifestazioni di solidarietà alla causa palestinese – di una cosa abbiamo appurato la certezza: anche i paradigmi dell’attivismo e della militanza devono cambiare, e stanno cambiando, e ciò di cui sentiamo il bisogno, oggi più che mai, è tenere aperte e ampliare riflessioni che sappiano, da teoria politica, tradursi in pratica quotidiana di lotta.
Tanto il supporto alla resistenza palestinese, quanto le lotte per la casa, per i diritti migranti, per l’accesso a servizi e salute, ci impongono di ripensarci costantemente nel nostro rapporto con chi si unisce ai nostri percorsi di lotta, con chi costituisce la lotta – mai percependoci come qualcosa di altro rispetto al mondo “al di fuori” dei nostri spazi politici fisici e non -, con chi porta sul proprio corpo i segni di diverse linee di oppressione che si intessono su di sé generando forme di vita, di potere, di subalternità, ma anche di rifiuto, di lotta, di resistenza. Una politica antagonista che non si interroga costantemente su quanto sia essa stessa riproduttiva delle medesime asimmetrie di potere nocive e coloniali è destinata al fallimento, tanto quanto una politica antagonista che per affrontare queste asimmetrie, debolezze e fragilità adotta una prospettiva punitiva, escludente a priori. Pensiamo infatti che bisogna svestirsi dall’ottica intrinsecamente giustizialista e punitiva in cui siamo immers3, per squarciare quel velo di ipocrisia da cui siamo avvolt3, e cercare – davvero – nuovi paradigmi, nuovi assemblaggi e nuove posture politiche che sappiano essere costruttive e, perché no, vincenti.
Ci siamo post3 e ci poniamo costantemente tante sfide e proviamo con le unghie e con i denti a raggiungere i nostri obiettivi, ma sappiamo anche che per raggiungerli abbiamo bisogno di crescere insieme, di poter costruire un dibattito che sappia essere all’altezza di queste e che possa costituire la misura che ci diamo nel tentativo di inchiestare ed agitare la realtà quotidianamente.
Per questo ci stiamo immaginando per quest’anno, a partire dalle riflessioni emerse nelle numerose iniziative trascorse – pubbliche e non, laboratoriali e non, dentro e fuori da Carracci Casa Comune – un ciclo di incontri laboratoriali che, con diversi temi, forme ed ospiti possa contribuire a una riflessione costante, per trovare nuove prassi con cui affrontare questo presente torbido e caustico.
Gli snodi principali che vorremmo affrontare e su cui pensiamo si aggrovigli ad oggi la necessità di discussione più impellente sono quelli relativi a genere, razza e classe, al loro intersecarsi e a come, nell’affrontare quest’insieme di oppressioni, spesso si rischia non solo di appiattirle, ma anche di riprodurre meccanismi punitivi, frutto del sistema stesso che si fonda e si sviluppa su quelle stesse linee di oppressione che vogliamo distruggere.
Proprio per questo iniziamo questo laboratorio di riflessione permanente da una discussione che metta a fuoco la prospettiva della giustizia trasformativa, per poi continuare nei mesi attraverso incontri che spazino tra altre presentazioni di libri, discussioni aperte e laboratori multilingue, attraverso i diversi snodi di cui abbiamo accennato e attraverso i diversi luoghi della città che quotidianamente attraversiamo e in cui proviamo a lottare per un mondo diverso.
I incontro: Martedì 29 ottobre, ore 18:00, Carracci Casa Comune, via Carracci 63.
Discussione con GIUSI PALOMBA (autrice de “LA TRAMA ALTERNATIVA – sogni e pratiche di giustizia trasformativa contro la violenza di genere “) e LABORATORIO SMASCHIERAMENTI (autor3 del contributo “CI SIAMO CANCELLATE? – Note su giustizia trasformativa e soggettivazione vittimaria nel contesto italiano” nell’edizione italiana di “PER UNA GIUSTIZIA TRASFORMATIVA – Una critica alla cancel culture” di adrienne maree brown).
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