Punti di discussione e proposta per una e mille piazze comuni delle lotte, per costruire risonanze
La sospensione prima dell’esplosione. Un tempo rarefatto, lentissimo e velocissimo insieme. Un timelapse, uno slowmotion prima della tempesta. Ma questo tempo che viviamo oggi, non è un film.
Bisogna alzare la voce, forte. Contro il governo Meloni, certo. Contro il business as usual della “normalità”, sicuramente. Più in generale, contro i criminali e i terroristi che ci stanno conducendo nella guerra civile planetaria, che sono seduti nei posti di governo in tanti paesi, ma anche nei grandi board delle aziende. Uscire dalla crisi economica ormai ventennale grazie all’economia bellica. Questo è il progetto. Che semplifica. “Scioglie” tutte le crisi in una sola. Dalla “policrisi” del capitalismo degli ultimi anni all’emergenza bellica per ricostruire ordine con un giro di carte a massima velocità da poker finanziario. Perché sì, c’è chi sta facendo questo gioco. Chi sopravviverà vedrà.
Esistono oggi sul pianeta, non bisogna nasconderselo, élites, grandi capitalisti, infrastrutture di potere, dove il problema non è capire se “eticamente” vogliono la guerra, quanto che materialmente la stanno costruendo. Perché hanno l’interesse a farlo. Perché per continuare a comandare, ad accumulare ricchezze, investono sulla guerra. Non sono individui cattivi. Sono una classe planetaria (coi suoi conflitti interni) che scommette finanziariamente sugli armamenti. Pianificano di costruire città su Marte, per essere pronte a una atomica sulla Terra.
Dal regime dell’austerità degli anni Dieci a quello della guerra degli anni Venti? È questo il piano inclinato che bisogna radicalmente interrompere. Altro che Green New Deal! La promessa è quella di un’economia planetaria che curva radicalmente verso la tecnologia bellica. È una logica dalla quale il capitalismo, il capitalista collettivo, in passato non si è certo sottratto. La “zona di interesse” si avvicina, anzi è già qui. Militari ed eserciti al comando, l’impasto letale di visioni e pratiche patriarcali, belliche, coloniali, estrattive, suprematiste, che tenta di imporsi sul quadro sociale. Di fronte a questo scenario, oggi più che mai, è necessario schierarsi. Prendere posizione per rompere lo schema dei blocchi che ci sta trascinando verso l’aggravarsi della guerra civile planetaria in cui siamo già dentro.
Come possiamo scioperare per bloccare la logistica di guerra nei porti, gli interporti, nei magazzini e nelle fabbriche? Come possiamo interrompere la ricerca per la produzione di armi nelle università e fare dei dipartimenti dei laboratori pubblici contro la guerra? Come possiamo opporci all’escalation repressiva in Europa e ovunque, per liberare Ilaria Salis e tuttx le antifascistx e le partigiane nelle carceri, perché l’antifascismo e la resistenza al colonialismo non sono reato? Come possiamo mantenere e ampliare spazi di libertà, di immaginazione politica, di solidarietà, di resistenza e di lotta? Non abbiamo certo noi la risposta, ma ci sembra che sia necessario costruire una, dieci, mille piazze contro la guerra. Uno, dieci, mille scioperi. Provare, ciascun dalla propria posizione, a costruire risonanze per alzare in fretta il volume dell’opposizione e del conflitto contro la guerra.
Al di là delle ritualità, come possono le piazze del prossimo 25 aprile, del Primo Maggio, e tutt le prossime mobilitazioni, diventare anche piazze comuni di lotta contro la guerra? Bisogna iniziare a trovare risposte. Una piazza irrequieta il 25 aprile a Bologna potrebbe andare in questa direzione, una piazza antifascista di massa in cui a partire dalla bandiera palestinese come simbolo di una lotta globale contro le ingiustizie ci si possa schierare contro i colonialismi e la guerra civile planetaria. Una piazza in cui possano confluire i tanti percorsi di lotta in città, dai movimenti palestinesi a quelli transfemministi alle eco-resistenze. Poi, tante altre a cui dare seguito!
Bologna, 25 aprile 2024, ore 10.30, piazza dell’Unità. Tutte in strada!
Laboratorio Crash!