Vai al contenuto
Banner sito hubaut def

Nuovo condominio sociale! Nasce Radical Housing Project

Da decenni ormai il tema della casa e dell’abitare è uno dei principali argomenti di lotta dei movimenti sociali di tutto il mondo. In Italia, le politiche economiche e abitative, dagli anni Ottanta in poi, hanno costruito un paese in cui la proprietà è il perno che regola il mercato, e la speculazione il motore che ne definisce i ritmi. Queste scellerate scelte politiche hanno determinato ampie forme di esclusione, talvolta anche radicale, dalla possibilità di avere un tetto sopra la testa.

L’alternarsi dei vari governi, che si sono succeduti negli anni, ha prodotto risposte inesistenti al problema abitativo. Generando politiche che sono oscillate da forme esplicitamente elitarie e di appoggio alla rendita, a enfatici tentativi di affrontare la questione come il Piano Casa del governo Renzi, che in realtà aveva come unico obiettivo la repressione dei movimenti per il diritto all’abitare.

L’attuale governo Meloni, non solo non ha nessun piano casa, ma sta addirittura muovendo un imponent attacco alla possibilità di tantissime persone di costruirsi una vita dignitosa e bella, cancellando o rendendo inaccessibili molti diritti sociali soprattutto quello alla casa.

Oltre all’attacco al reddito di cittadinanza, infatti, e palese la volontà di colpire il diritto ad una abitazione degna, che si inscrive all’interno di un quadro di inasprimento della repressione per chi pratica le possibilità di riscatto e di lotta.

Questo sedicente governo sta attuando una politica che tutela, unicamente, gli interessi di ricchi, speculatori, palazzinari e grandi capitali, contro i diritti del resto della popolazione.

Pertanto crediamo che il rilancio di percorsi di lotta sul terreno del diritto all’abitare sia l’unica strada percorribile per iniziare ad invertire i rapporti di forza e cambiare di segno la situazione.

Questa nuova soluzione abitativa, che da oggi inizieremo a praticare, vuole essere solo un primo passaggio tra i tanti che dobbiamo costruire per dare vita ad una nuova grande lotta sociale sull’abitare. Contro il governo Meloni e le sue politiche, contro l’idea di una Bologna governata dal modello-Piantedosi, da oggi, mettiamo in campo una nuova idea di abitare la città.

Le forme mutualistiche e cooperative sul tema dell’abitare affondano le radici nella storia di Bologna, così come gli ultimi decenni sono stati segnati da importanti conquiste cittadine dalle lotte portate avanti dai movimenti per il diritto all’abitare e per la casa.

La nuova soluzione abitativa, che inizia con il nostro Radical Housing Project di via Raimondi n. 41, si ispira a queste storie ma vuole costruire percorsi nuovi, radicati nel presente e rivolti al futuro di Bologna. Siamo una comunanza di abitanti che intende sperimentare modelli abitativi alternativi che reclamano il diritto alla città.

Negli ultimi anni Bologna sta diventando sempre più una città metropolitana, un territorio ampio in cui gli assetti produttivi e infrastrutturali, la mobilità e la tipologia delle popolazioni che li attraversano, sta cambiando velocemente. Questo spazio metropolitano in costruzione è però spesso segnato da linee di inclusione ed esclusione per quanto riguarda il lavoro e l’abitare, che vanno a discapito delle persone con meno possibilità. Gli spazi urbani centrali, dove ci sono più servizi e possibilità, sono sempre meno accessibili. Abbiamo assistito ad una silenziosa delocalizzazione di svariate fasce di popolazione verso aree sempre più periferiche e provinciali. Nella costruzione della nostra metropoli-Bologna non ci sono confini interni, non c’è emarginazione nelle periferie, né rassegnazione ad una costante esclusione dal centro città.

Vivere la Bologna metropolitana, per noi, non può voler dire guardare cosa accade nel suo centro da un punto sempre più lontano.

Diritto alla città per noi vuol dire anche rivendicare il diritto a poter vivere nelle aree centrali! E vogliamo farlo non adattandoci a condizioni di miseria, laddove disponibili, ma con una nuova idea e una nuova forma di abitare. Praticando modelli abitativi alternativi fatti di cooperazione e di spazi comuni, che passano per il riuso temporaneo, ma anche permanente, di spazi abbandonati e vuoti urbani.

Nuovi spazi cooperativi, dunque, per il vivere comune che possano sperimentare un nuovo abitare di comunità, aperto ed in costante osmosi con tutta la metropoli. Molte di noi sono operaie e operai, altre sono lavoratrici precarie, altre ancora disoccupate, quindi, nel costruire nuove forme abitative mettiamo al centro anche i temi del reddito e del lavoro, perché le due cose non possono essere separate.

In questi mesi l’incontro tra tante differenti esperienze ci ha portato però a capire come viviamo in una situazione per molti versi comune. Viviamo un’emergenza abitativa che ci rende impossibile trovare una soluzione dignitosa, e per questo dobbiamo forzare la situazione e vogliamo farlo aprendo a nuove possibilità.

Anche perché “la casa” negli ultimi anni è molto cambiata. Lungi dall’essere solo un tetto sopra la testa e quattro mura intorno a noi, la casa si manifesta sempre più, anche, come luogo dove si lavora (sia come lavoro spesso invisibile di riproduzione, che come lavoro salariato).

La casa è un luogo di cura, ma anche un luogo di conflitto dove poter costruire nuove relazioni anti-patriarcali. La casa è uno spazio sempre più digitalizzato e al centro della possibilità di definire nuove forme di uso energetico in un’ottica ecologica.

Il progetto di Radical Housing si propone dunque di aprire anche tutta questa serie di problematiche in modo laboratoriale.

Vogliamo costruire delle infrastrutture sociali che connettano i tanti luoghi dispersi dove siamo state cacciate lontano da Bologna negli ultimi anni per riportare il sociale al centro geografico, sociale e fisico della città. Infrastrutture sociali che dall’Interporto alla provincia diffusa sperimentino un nuovo abitare fatto di riuso, auto-recupero e progettazione condivisa come già avviene in tante altre città d’Europa.

Vogliamo riportare il tema abitativo al centro dell’attenzione e ripartire dalle vite di chi subisce o rischia di subire forme di marginalizzazione urbana e sociale, per contribuire a spostare verso il basso la ricchezza sociale. I soldi pubblici devono essere direzionati verso nuove possibilità di abitare e di vivere Bologna, per chi ne è sempre più escluso, perché non esiste un generico “per tutti/e”, ma differenti parti sociali in lotta tra loro.

Abitiamo in un periodo di transizione, tra una vecchia città e una nuova metropoli che ancora non è sorta. Per questo il diritto minimo essenziale di una casa non può essere oggi slegato, per immaginare l’abitare futuro, da una complessa serie di ambiti che abbiamo indicato. Un abitare collettivo ed emancipativo, la messa in comune di capacità e risorse che avviene in forme di abitare cooperativo, è la sfida che lanciamo alla città.

Non basta un piano casa basato solo sull’urbs, solo sulla – necessaria ma insufficiente – costruzione di edifici. Servono anche nuove forme di civitas, di sperimentazioni sociali e relazionali;

Il Radical Housing è un esperimento che vuole lottare affinché i flussi di denaro che arrivano a Bologna siano destinati a chi soffre di più le tante crisi che viviamo, e promuovere nuovi modelli di abitare che parlino anche del rilancio dell’edificazione di case popolari con assegnazione diretta, da costruire (anche) attraverso l’utilizzo delle tasse di soggiorno che invece che accelerare ulteriormente il turismo devono essere spese in questa direzione. Il rilancio di una politica di creazione di case popolari di nuova generazione ci sembra il minimo da cui partire;

Il Radical Housing di via Raimondi vuole essere anche un osservatorio territoriale, un presidio sociale sull’abitare, in questo quadrante della città per intervenire sulle trasformazioni in atto grazie agli sportelli di ascolto, alle reti anti-sfratto, all’incontro con differenti intelligenze;

Il Radical Housing di via Raimondi è un condominio sociale, creato da una comunanza di abitanti, un esperimento di commoning che si adopera per l’auto-recupero, senza costi per la collettività, di un edificio di proprietà pubblica dismesso da anni, una casa per l’emergenza abitativa di tutte e tutti.

PLAT – Piattaforma d’intervento sociale

HubAut Bologna

Ciao, se vuoi contattarci puoi scrivere alle nostre pagine social o mandarci una mail cliccando qui sotto!

Powered by WpChatPlugins