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Per una ricostruzione sociale!

Assemblea pubblica / Brainstorming – Domenica 18 giugno – ore 18 @ Ex Centrale

L’alluvione del 17 maggio, oltre al suo carico di devastazioni territoriali e sociali, ha anche portato in luce una serie di contraddizioni e di malterritorialità delle politiche degli ultimi decenni. L’emergenza in realtà non è un’emergenza, ma un nuovo tempo che stiamo vivendo. È d’altra parte vero che questo tempo non è liscio né lineare. È dunque evidente che i giorni e le settimane subito successive all’alluvione sono state uno spaziotempo a maggiore intensità “emergenziale”. Fortunatamente, è stato uno spaziotempo caratterizzato anche da una potente e spontanea mobilitazione, che ha trovato in forme come quella di PLAT e in molte altre dei luoghi di organizzazione.

Ci sembra che la sfida sia quella di fare in modo di dare spazio e tempo, continuità e durata, a questa mobilitazione. Non farla insomma chiudere una volta diminuita l’intensità “emergenziale”, quando (e speriamo il prima possibile!) non ci sarà più bisogno di stivali e pale, e quando le persone più colpite dopo le prime settimane di agitazione e rabbia avranno probabilmente una voglia di “ritorno alla normalità”. Perché i meccanismi collettivi che si sono attivati possano trovare dei sentieri da continuare a percorrere. Forse proprio su questo dovremmo provare a tracciare delle direzioni, perché una volta finito di spalare il fango ci sarà comunque bisogno di tantissime capacità ed energie.

Su questo pensiamo che sia importante muoversi su un doppio binario intrecciato. Il primo è quello della contestazione politica, del NO chiaro e netto, del portare il fango raccolto in queste settimane sotto chi ne ha delle responsabilità. È quello che ci siamo promessi/e collettivamente nell’assemblea popolare di piazza del Nettuno che ha indetto una manifestazione per il 17 giugno. Il secondo binario è quello della costruzione di percorsi di nuove relazioni da creare. Ci sembra infatti che da questa ennesima crisi se ne possa uscire una volta tanto anche con una trasformazione su più livelli. Non sappiamo se collettivamente saremo in grado di sfidare e incidere sulla ricostruzione complessiva della regione – anche se questo ci pare profilarsi come un campo di battaglia che dovremmo provare ad agire nei prossimi tempi. Ci pare tuttavia che almeno dei passi, delle sperimentazioni, delle allusioni in questa direzione siano possibili.

In questo senso stiamo provando a immaginare in modo molto aperto una progettazione (tutta di costruire!) che chiamiamo provvisoriamente “ricostruzione sociale”. La nostra idea sarebbe quella di muoversi su due livelli. Da un lato ci sembra importante attivare un cervello collettivo in grado di elaborare e condividere saperi per una nuova territorialità che parli la lingua della giustizia climatica e sociale e della trasformazione radicale. Dall’altro crediamo sia possibile costruire alcune pratiche, alcuni casi esemplari, alcuni modelli concreti di cosa sia una “ricostruzione sociale del territorio”.

Per questo proponiamo una assemblea in cui mettere a confronto su questa proposta, al momento puramente allusiva, persone e realtà che possano essere interessate a ragionarne e a costruirla collettivamente. Ci piace l’idea che da questa crisi alluvionale resti un lascito: una nuova infrastruttura sociale

Più nel concreto, i vari fondi raccolti nel crowdfounding lanciato da PLAT e che si continueranno a raccogliere in momenti come il (FE)STIVALe dell’11 giugno e in futuri momenti da costruire – pensiamo che andrebbero destinati non a un progetto emergenziale (ad esempio: per acquistare delle idrovore) ma piuttosto a sostenere appunto una o più esperienze che vogliano mettersi in gioco per un progetto di ricostruzione sociale.

Quello che proponiamo dunque è di individuare uno o più casi di realtà colpite a vario modo dalla crisi alluvionale (campi agricoli distrutti, spazi sociali invasi dal fango, progetti resi inaccessibili, etc.), e di lavorare in modo da ricostruirli – ma non “come prima”, quanto con una nuova progettualità che posso legare la città di Bologna con altri luoghi del territorio. Nello specifico, la costruzione di un’infrastruttura sociale ci parrebbe molto interessante con l’Appennino. Una pipeline di solidarietà che tra Bologna e uno o più luoghi dell’Appennino (ma non solo) possa appunto ricostruire una o più realtà nell’ottica di un nuovo progetto sociale, dando concretezza alle riflessioni che in questi mesi abbiamo fatto sulla possibilità di dar vita a un Patto dell’Appennino che connetta, lungo i crinali emiliano-romagnoli e toscani, tessuto urbano e montano, reti sociali metropolitane e rurali, esperienze di intervento sociale, agire politico e auto-organizzazione. Una fattoria recuperata che possa in futuro generale nuovi scambi con la città? Uno spazio sociale da ricostruire con nuove possibilità? Un campo sportivo distrutto dall’alluvione da ricostruire come spazio per futuri eventi?

Non abbiamo idee precise in merito e soprattutto pensiamo che le idee vadano costruite assieme con chi vive il territorio e non certo “calandole dall’alto”. Ci sembra suggestivo seguire il sentiero tracciato dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso Insorgiamo che, a partire dalla vertenza del collettivo di fabbrica GKN, ha provato e prova a immaginare risposte sociali, solidali e collettive alla crisi che ha investito la fabbrica, coinvolgendo il territorio che la circonda e le/i solidali che guardano a quel percorso accidentato con l’ambizione che possa diventare un modello di mutualismo e auto-organizzazione. 

Questa, insomma, una serie di spunti, idee e suggestioni che ci piacerebbe discutere collettivamente con persone e realtà potenzialmente interessate a co-costruire questo progetto. Un primo passo per iniziare a dare concretezza al progetto potrebbe essere quello di costruire un portale web che possa funzionare come luogo di visibilità per le esperienze che già esistono, come forum di discussione, e come snodo per costruire una mappatura sociale della ricostruzione. Una sorta di “Osservatorio per la ricostruzione sociale dell’Emilia-Romagna”?

Ci vediamo il 18 per ragionare insieme di questi e altri possibili spunti!

HubAut Bologna

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